Antonio Buzzolla (1815 – 1871) fu autore di opere stimato dai suoi contemporanei (in primis Rossini e Verdi), maestro di cappella a S. Marco in Venezia, e fondatore di quella “Società e Scuola Musicale Benedetto Marcello” che sarebbe diventata con il tempo l’odierno Conservatorio del capoluogo veneto.
Buzzolla, a cui è dedicato il Conservatorio di Adria (RO) sua città natale, è anche artefice di una importante operazione di salvaguardia linguistica e culturale che lo rese particolarmente noto a metà Ottocento. Egli infatti rielaborò composizioni settecentesche che utilizzavano la lingua veneziana, come le villotte o le giustiniane, canzoni che descrivevano aspetti popolari della vita in laguna. Rimaneggiò i testi, mantenendo la lingua veneta, e trasformò le musiche originali, in gran parte barcarole, visto che molte di queste erano le cosiddette “canzoni da battello” dei gondolieri, in danze ottocentesche come valzer e polche, eseguibili da una voce più educata e accompagnate al pianoforte, dando loro una dimensione adatta al salotto, nuovo spazio culturale tipico della borghesia europea.
La presente registrazione si propone di dare a queste composizioni un taglio cameristico-teatrale, proprio per valorizzare il gustoso utilizzo della lingua veneziana, patrimonio che col tempo si va inevitabilmente perdendo. Le situazioni, gli innamoramenti, i tradimenti, i battibecchi prendono vita in una miriade di modi di dire ironici e divertiti che spesso fanno riferimento alla sfera eno-gastronomica. Le quagie cote in speo; l’intingolo che ga la mufa; magnar a scota deo; tor el pan per fugaza; vegner fora come un goto in t’un supion, sono solo alcune di queste espressioni che, durante i concerti in Veneto, ogni tanto provocano sonore risate tra il pubblico avvezzo alle schiettezze dialettali.